Ecco a voi oggi la mia ricetta toscana per il contest la cultura del frumento che si chiama :
Rientrati a terra i genovesi pensarono di migliorare la scoperta improvvisata, cuocendo la purea in forno. Il risultato piacque e, per scherno agli sconfitti, venne chiamato l'oro di Pisa.
La stessa leggenda si racconta a Pisa, con alcune variazioni (l'episodio dei barilotti sembra fosse accaduto sulle galee pisane). Essendo i ceci parte fondamentale della cucina pisana è presumibile pensare che la cecìna si sia sviluppata in questo territorio per poi essere esportata dai marinai pisani durante l'epoca repubblicana.
È un piatto tipico di alcune zone del mediterraneo, specialmente della cucina ligure e della cucina toscana costiera.
Questo è dovuto alla sua caratteristica di cibo povero, usato come alternativa al pane, in grado di dare sostentamento grazie alle vitamine, B e C e al fosforo contenuti nei ceci e nella farina che da questi si ricava e che ne costituisce l'ingrediente primario. Usualmente vengono utilizzati per la preparazione un forno a legna e speciali padelle o teglie preferibilmente in rame nelle quali viene fritta ad elevata temperatura.
Vi sono molti luoghi in cui viene prodotta la farinata di ceci in diverse varianti.
- È comunemente diffusa lungo le coste del mediterraneo, tra la Maremma e la Costa Azzurra:
- In Costa Azzurra viene chiamata socca termine originario del dialetto nizzardo e mutuato poi in francese; nell'area di Tolone, ultima zona ove questa specialità s'è diffusa, si chiama cade.
- In Liguria il piatto è molto diffuso in tutto il territorio e in genovese è noto come fainâ de çeixai, mentre nel savonese è chiamata turtellassu.
- In Toscana (in particolare in Versilia e nel Pisano) viene prodotta col nome di Cecìna, che nel Livornese viene detta torta di ceci e nella parte costiera della provincia di Massa Carrara viene chiamata calda calda. In Lunigiana e Garfagnana viene denominata farinata come in Liguria.
- In Piemonte, dall'alessandrino, all'astigiano fino al torinese è stata introdotta dai commerci tra Genova e la pianura Padana e viene chiamata belecauda, mentre è tipica della cucina dell'Oltregioco, subregione della provincia di Alessandria legata amministrativamante fino al 1859 alla Liguria.
- In Sardegna, dove fu portata dai genovesi, prende il nome di fainè ed è diffusa principalmente nel sassarese. Col nome di fainò è nota a Carloforte, colonia genovese dell'isola di San Pietro dove si vende nelle numerose pizzerie al taglio (i cosiddetti tascélli).
- In Corsica, è un piatto tipico di Bonifacio, dove fu portata dai genovesi.
- A Ferrara venne introdotta da un ristoratore pisano alcuni decenni fa, ed è oggi uno dei piatti più popolari della ristorazione al taglio.
- A Gibilterra fu introdotta dalla folta colonia genovese che popolò il territorio a partire dai primi decenni del XVIII secolo. Tuttora diffusissima, è nota col nome di calentita ed è considerata un piatto tipico della località.
- In Uruguay e Argentina, dove è arrivata per merito degli immigranti genovesi, è nota con il nome fainà e col tempo è diventata un piatto tipico in entrambi i Paesi del Rio della Plata. Viene comunemente mangiata sopra la pizza.
- In Sicilia le panelle, tipiche frittelle del palermitano, sono fatte con gli stessi ingredienti della farinata ma vengono fritte nell'olio invece di essere infornate.
- Nel Marocco settentrionale, di origine sefardita, esiste una variante della farinata chiamata caliente o calentita (il nome varia a seconda della zona) i cui ingredienti base sono: farina di ceci, acqua, olio, sale e uova.
Ecco a voi la farinata di ceci :
150 g di farina di ceci
1/2 cucchiaino di sale
1 pizzico di pepe
25 g di olio extravergine d’oliva (+ q.b. per ungere la teglia)
1 rametto di rosmarino
1 peperone giallo
1 peperone rosso
1/2 scalogno
3 cucchiai di olio extravergine
sale e pepe q.b.
Preparazione:
Cecina
Versate l’acqua in una ciotola e unite la farina di ceci poco alla volta, mescolando con una frusta.
Aggiungete l’olio, il sale, il pepe e il rosmarino.
Ottenuto un composto liquido e senza grumi, lasciate riposare per alcune ore (almeno 2-3), mescolando di tanto in tanto.
Scaldate il forno a 240°.
Scegliete una teglia adatta (è importante che sia perfettamente dritta), ungetela molto bene e versate il composto fino a raggiungere lo spessore di circa 1 cm.
Fate cuocere finché la superficie sarà ben dorata, per circa 30 minuti (dopo i primi 10 minuti abbassate il forno a 220°).
Salsa
Pulite i peperoni e tagliateli a listarelle.
In un tegame fate rosolare lo scalogno con l’olio.
Unite i peperoni, aggiungete sale e pepe e fate cuocere per circa 30 minuti.
Frullate il composto fino ad ottenere una salsa omogenea e, se necessario, aggiustate di sale.
Servite la cecina calda accompagnata dalla salsa di peperoni.
Non mi resta che dirvi buon Appetito.....
Alla prossima